Per i giganti di cartapesta e’ scattato ormai il conto alla rovescia. Saranno loro i protagonisti assoluti del carnevale anche in Sicilia, dove le origini della festa più allegra dell’anno risalgono al 1600. Carri allegorici e sfilate per esorcizzare la crisi da una punta all’altra dell’Isola. Come a Termini Imerese, nel palermitano, dove da domenica 3 a martedi’ 12 febbraio torna la rassegna, le cui radici risalgono al 1876, come testimonia un pagamento della societa’ del Carnovale, ritrovato dall’appassionato Giuseppe Longo in casa di un attento collezionista del posto, Francesco La Mantia.
La tradizione vuole che siano state alcune famiglie,
provenienti da Napoli e giunte in Sicilia al seguito dei Borboni, a
dare vita all’inizio dell’Ottocento ai primi festeggiamenti. Il momento
centrale della festa, animata da balli, scherzi e grandi abbuffate, era
il “corteu ru nannu”, che girava per le strade con in testa un pupazzo
di paglia e cenci, appeso ad una canna e condotto al rogo. Prima di
andare a morte ‘u nannu dettava un suo particolare testamento e,
facendosi portavoce dell’intero popolo, colpiva con battute satiriche il
potere costituito. La manifestazione si aprira’, come lo scorso anno,
domenica 3 febbraio con la cerimonia di consegna delle chiavi della
citta’ da parte del sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, al
Nannu ca’ Nanna, le maschere storiche del Carnevale Termitano. Anche quest’anno i carri
allegorici ammessi saranno otto: sei parteciperanno al concorso a premi
in denaro e due, il carro dei Nanni e quello dei bambini, saranno fuori
concorso.
Famoso è il carnevale di Palazzolo Acreide,
in provincia di Siracusa, nato da un’antica processione durante la
quale un corteo di donne in maschera coperte da un ampio manto e
percio’ dette ‘ntuppatedde’, irrompeva con danze incalzanti. Oggi non
mancano i veglioni e i balli in piazza, intervallati dalle grandi
abbuffate a base dei cosiddetti “Cavatieddi”, un tipo di pasta condita
con il sugo di maiale, la salsiccia ed il crostino di trota.
A Novara di Sicilia, nel Messinese,
i festeggiamenti prevedono anche una curiosa competizione: la ‘corsa’
di forme di Maiorchino, un tipico formaggio pecorino stagionato.
Diverse squadre fanno rotolare le forme di circa 12 chili lungo un
percorso di oltre due chilometri da via Duomo fino alla via Bellini e a
Piano don Michele. Al termine della competizione e’ possibile
deliziare il palato con la degustazione del formaggio utilizzato
durante la gara.
Gare, balli, sfilate di carri ma non solo. A Mezzojuso (Palermo),
invece, durante il periodo carnevalesco e’ possibile assistere a una
manifestazione, le cui origini risalgono al XVII secolo: ‘Il Maestro di
Campo’. Una grande rappresentazione in piazza durante la quale 90
personaggi con costumi d’epoca raccontano la storia d’amore tra il
Maestro di Campo e la Regina.
Tra i piu’ noti di tutta la Sicilia c’è il carnevale di Sciacca,
in provincia di Agrigento.
Il primo a parlarne su Giuseppe Pitre’ nel 1889, ricordandolo nella sua opera Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, ma le sue origini potrebbero risalire all’epoca romana, quando venivano festeggiati i saturnali ed il loro re veniva sacrificato; o al 1616 quando il vicere’ Ossuna stabili’ che l’ultimo giorno di festa tutti si dovevano vestire in maschera. Nel corso degli anni ai primi carri addobbati alle meglio e alle maschere con piccole orchestre improvvisate si sono sostituiti carri allegorici sempre piu’ sofisticati ispirati alla politica locale e a temi d’attualita’.
Il primo a parlarne su Giuseppe Pitre’ nel 1889, ricordandolo nella sua opera Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, ma le sue origini potrebbero risalire all’epoca romana, quando venivano festeggiati i saturnali ed il loro re veniva sacrificato; o al 1616 quando il vicere’ Ossuna stabili’ che l’ultimo giorno di festa tutti si dovevano vestire in maschera. Nel corso degli anni ai primi carri addobbati alle meglio e alle maschere con piccole orchestre improvvisate si sono sostituiti carri allegorici sempre piu’ sofisticati ispirati alla politica locale e a temi d’attualita’.
Maschere, luci, coriandoli, fiori e musica animano invece i vicoli barocchi di Acireale,
cittadina del catanese, dove il documento piu’ antico sulla festa
risale al 1594. Per ammirare i primi carri di cartapesta pero’ bisogna
attendere il 1880, mentre nel 1930 la tradizione si affina ed
arricchisce con la creazione di vetture adornate di fiori, che con il
passare degli anni diventano veri e propri carri dalle dimensioni
gigantesche. Insomma Paese che vai carnevale che trovi, ma da una parte
all’altra dell’Isola la parola d’ordine e’ divertimento.