Intervista a Giuseppe Fiorello: "Indovinate un po'...sarò Girardengo o Pollastri?"
Alla "vigilia" delle riprese di un nuovo film targato Rai, abbiamo intervistato l'attore di Letojanni.
uante un pomeriggio di lavoro nella sua casa romana, accetta di farsi intervistare telefonicamente e risponde con estrema disponibilità a tutte le nostre domande, mostrandoci di essere non solo un attore di talento, ma anche un fine osservatore dei tempi che corrono. Una persona in grado di collegare fatti e avvenimenti cronologicamente distanti tra loro ma, in realtà, trame di un unico tessuto.
Lui è Giuseppe Fiorello, sicilianissimo attore che "esporta" ogni giorno il meglio dei talenti dell'isola del tesoro. Pur essendo perfettamente cosciente che "non è tutto oro ciò che luccica", che tanta strada rimane ancora da fare, ma che altrettanta è stata già fatta. Leggete a che proposito.
Quando e come hai scoperto la tua vocazione (e il tuo talento) di attore? Mi sono fatto molte volte questa domanda e la risposta è che non c'è...alcuna risposta. Voglio dire: non esiste un momento preciso in cui io abbia preso coscienza che volessi fare l'attore da grande. In realtà, l'ho sempre saputo, ma non l'ho mai ammesso: nè a me stesso nè agli altri. Sono sempre stato tendenzialmente timido e ho sempre creduto che questa mia timidezza sarebbe stata totalmente inconciliabile col mio mestiere. E invece...
Televisione, cinema, teatro e musica (sappiamo che hai pure inciso un cd): cosa preferisci?Tutto e niente. Il mezzo è poco importante per me. E' molto più importante, invece, la storia che scelgo di portare sullo schermo (sia esso grande o piccolo) o a teatro.
Ultimamente, ti abbiamo visto protagonista, su Rai Uno, de "Lo scandalo della banca romana": noti qualche analogia con il presente? Noto delle analogie con il presente, sì, ma non solo con quello italiano. La cosiddetta crisi economica, il crollo delle banche, il tracollo finanziario sono tutti frutti di un sistema corrotto spesso guidato dalla politica. Nel film riproponiamo un fatto realmente accaduto nell'Italia dell'800 ma affrontiamo anche un altro tema, costruendo una storia di pura fantasia come quella del giornalista da me interpretato.
Ti riferisci alla libertà di stampa? Certamente. Mi riferisco al controllo del quarto potere. Mi riferisco a un mondo che - temo - andrà sempre peggio. Ho l'impressione che l'umanità stia varcando la soglia del non ritorno. Stiamo superando ogni limite imposto dalla decenza, totalmente incuranti delle conseguenze. L'uomo, me in testa, è l'essere umano più brutto che ci sia sulla faccia della terra. Ed è anche terribilmente stupido. Tanto da non rendersi conto di non avere più tempo per recuperare ormai.
La tua disamina mi sembra piuttosto accorata... Forse perchè questo è un periodo della mia vita in cui mi sento particolarmente sensibile rispetto a certe tematiche. E mi chiedo spesso il perchè e il per come delle cose. Mi piacerebbe che ogni cosa che faccio possa essere sempre utile a qualcosa o a qualcuno, come questa intervista. Anche se nutro forti dubbi...
In molti tuoi lavori è presente una componente legata alla tua provenienza, la Sicilia, e al più terribile dei fenomeni che l'attanaglia, la mafia: perchè?
Non c'è alcuna motivazione recondita dietro. Anzi, è un fatto più o meno casuale. Ho scelto d'interpretare certe storie solo perchè, da spettatore, mi sarebbe piaciuto vederle. Quella a cui sono più affezionato è e resta la storia di Graziella Campagna. Perchè ritengo che il film, anche se in piccolissima parte, abbia contribuito a rendere giustizia alla figura di questa ragazza.
Forse è per questo che hanno tentato d'impedire la messa in onda, su Rai Uno, di "La vita rubata"... Non so esattamente perchè, ma ricordo che le dichiarazioni dell'allora ministro della giustizia ci lasciarono di sasso. Lui disse che il film avrebbe turbato i magistrati chiamati a pronunciarsi sui responsabili dell'omicidio. Noi - la troupe, il cast, il regista Graziano Diana e l'Albatross che produceva la pellicola - ci battemmo affinchè "La vita rubata" andasse in onda comunque e vincemmo la nostra battaglia. E' assurdo tentare di nascondere il sole con una rete. La Sicilia non è solo mafia, ma la mafia esiste ancora. In più, oggi, esiste anche tanta antimafia, ma il cancro non è stato debellato. Se andiamo a cercare il vecchio don con la coppola e la lupara non lo troviamo più, ma l'uomo d'onore in doppio petto, magari con una laurea in tasca, è un tipo tutt'altro che già estinto o in via d'estinzione.
Sappiamo che sei di ritorno da New York: cosa stai facendo per adesso? A New York sono andato per presentare al pubblico statunitense sia "Lo scandalo della banca romana" che "Il sorteggio", il prossimo film che sarà trasmesso da Rai Uno tra marzo e aprile. Si tratta della storia di un emigrante siciliano nella Torino degli anni '70, che verrà scelto come giudice popolare in quello che sarà il primo processo contro le Brigate Rosse. La regia è di Giacomo Campiotti e la produzione di Sasha Film. Il resto è tutto da vedere.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Aspetto l'uscita al cinema de "I baci mai dati", l'ultimo film di Roberta Torre, girato a Catania, nel quale ho un piccolo ruolo al fianco di Donatella Finocchiaro. Dopo Pasqua comincerò le riprese di un altro film per Rai Uno - "Il bandito e il campione" - come il titolo della canzone di Francesco De Gregori dedicata a Costante Girardengo e Sante Pollastri. La regia sarà di Lodovico Gasparini. Poi ci sono altri progetti in ballo di cui, però, non ti posso assolutamente parlare.
Dimmi almeno che ruolo avrai ne "Il bandito e il campione"...No, e perchè? Così togliamo il gusto della sorpresa ai lettori di Sicilia On Line...
Touchè. Senti, qual è la prima cosa che ti fa venire in mente Letojanni? La mia famiglia. Ricordo le giornate d'estate passate a casa di mia nonna. Il dopo pranzo in mezzo alle cicale che cantano, quando mio padre era ancora vivo e io stavo seduto accanto a mia nonna mangiando limoni colti sugli alberi intorno alla sua casa. Erano dei momenti così belli...
Torneresti mai a vivere in Sicilia? Ma io ci vivo già: con il cuore e con la mente sono sempre lì. E poi scendo spesso a trovare i miei amici. La Sicilia è dentro di me: è inevitabile.
(fonte: "Gli speciali di Sol")
Alla "vigilia" delle riprese di un nuovo film targato Rai, abbiamo intervistato l'attore di Letojanni.
uante un pomeriggio di lavoro nella sua casa romana, accetta di farsi intervistare telefonicamente e risponde con estrema disponibilità a tutte le nostre domande, mostrandoci di essere non solo un attore di talento, ma anche un fine osservatore dei tempi che corrono. Una persona in grado di collegare fatti e avvenimenti cronologicamente distanti tra loro ma, in realtà, trame di un unico tessuto.
Lui è Giuseppe Fiorello, sicilianissimo attore che "esporta" ogni giorno il meglio dei talenti dell'isola del tesoro. Pur essendo perfettamente cosciente che "non è tutto oro ciò che luccica", che tanta strada rimane ancora da fare, ma che altrettanta è stata già fatta. Leggete a che proposito.
Quando e come hai scoperto la tua vocazione (e il tuo talento) di attore? Mi sono fatto molte volte questa domanda e la risposta è che non c'è...alcuna risposta. Voglio dire: non esiste un momento preciso in cui io abbia preso coscienza che volessi fare l'attore da grande. In realtà, l'ho sempre saputo, ma non l'ho mai ammesso: nè a me stesso nè agli altri. Sono sempre stato tendenzialmente timido e ho sempre creduto che questa mia timidezza sarebbe stata totalmente inconciliabile col mio mestiere. E invece...
Televisione, cinema, teatro e musica (sappiamo che hai pure inciso un cd): cosa preferisci?Tutto e niente. Il mezzo è poco importante per me. E' molto più importante, invece, la storia che scelgo di portare sullo schermo (sia esso grande o piccolo) o a teatro.
Ultimamente, ti abbiamo visto protagonista, su Rai Uno, de "Lo scandalo della banca romana": noti qualche analogia con il presente? Noto delle analogie con il presente, sì, ma non solo con quello italiano. La cosiddetta crisi economica, il crollo delle banche, il tracollo finanziario sono tutti frutti di un sistema corrotto spesso guidato dalla politica. Nel film riproponiamo un fatto realmente accaduto nell'Italia dell'800 ma affrontiamo anche un altro tema, costruendo una storia di pura fantasia come quella del giornalista da me interpretato.
Ti riferisci alla libertà di stampa? Certamente. Mi riferisco al controllo del quarto potere. Mi riferisco a un mondo che - temo - andrà sempre peggio. Ho l'impressione che l'umanità stia varcando la soglia del non ritorno. Stiamo superando ogni limite imposto dalla decenza, totalmente incuranti delle conseguenze. L'uomo, me in testa, è l'essere umano più brutto che ci sia sulla faccia della terra. Ed è anche terribilmente stupido. Tanto da non rendersi conto di non avere più tempo per recuperare ormai.
La tua disamina mi sembra piuttosto accorata... Forse perchè questo è un periodo della mia vita in cui mi sento particolarmente sensibile rispetto a certe tematiche. E mi chiedo spesso il perchè e il per come delle cose. Mi piacerebbe che ogni cosa che faccio possa essere sempre utile a qualcosa o a qualcuno, come questa intervista. Anche se nutro forti dubbi...
In molti tuoi lavori è presente una componente legata alla tua provenienza, la Sicilia, e al più terribile dei fenomeni che l'attanaglia, la mafia: perchè?
Non c'è alcuna motivazione recondita dietro. Anzi, è un fatto più o meno casuale. Ho scelto d'interpretare certe storie solo perchè, da spettatore, mi sarebbe piaciuto vederle. Quella a cui sono più affezionato è e resta la storia di Graziella Campagna. Perchè ritengo che il film, anche se in piccolissima parte, abbia contribuito a rendere giustizia alla figura di questa ragazza.
Forse è per questo che hanno tentato d'impedire la messa in onda, su Rai Uno, di "La vita rubata"... Non so esattamente perchè, ma ricordo che le dichiarazioni dell'allora ministro della giustizia ci lasciarono di sasso. Lui disse che il film avrebbe turbato i magistrati chiamati a pronunciarsi sui responsabili dell'omicidio. Noi - la troupe, il cast, il regista Graziano Diana e l'Albatross che produceva la pellicola - ci battemmo affinchè "La vita rubata" andasse in onda comunque e vincemmo la nostra battaglia. E' assurdo tentare di nascondere il sole con una rete. La Sicilia non è solo mafia, ma la mafia esiste ancora. In più, oggi, esiste anche tanta antimafia, ma il cancro non è stato debellato. Se andiamo a cercare il vecchio don con la coppola e la lupara non lo troviamo più, ma l'uomo d'onore in doppio petto, magari con una laurea in tasca, è un tipo tutt'altro che già estinto o in via d'estinzione.
Sappiamo che sei di ritorno da New York: cosa stai facendo per adesso? A New York sono andato per presentare al pubblico statunitense sia "Lo scandalo della banca romana" che "Il sorteggio", il prossimo film che sarà trasmesso da Rai Uno tra marzo e aprile. Si tratta della storia di un emigrante siciliano nella Torino degli anni '70, che verrà scelto come giudice popolare in quello che sarà il primo processo contro le Brigate Rosse. La regia è di Giacomo Campiotti e la produzione di Sasha Film. Il resto è tutto da vedere.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Aspetto l'uscita al cinema de "I baci mai dati", l'ultimo film di Roberta Torre, girato a Catania, nel quale ho un piccolo ruolo al fianco di Donatella Finocchiaro. Dopo Pasqua comincerò le riprese di un altro film per Rai Uno - "Il bandito e il campione" - come il titolo della canzone di Francesco De Gregori dedicata a Costante Girardengo e Sante Pollastri. La regia sarà di Lodovico Gasparini. Poi ci sono altri progetti in ballo di cui, però, non ti posso assolutamente parlare.
Dimmi almeno che ruolo avrai ne "Il bandito e il campione"...No, e perchè? Così togliamo il gusto della sorpresa ai lettori di Sicilia On Line...
Touchè. Senti, qual è la prima cosa che ti fa venire in mente Letojanni? La mia famiglia. Ricordo le giornate d'estate passate a casa di mia nonna. Il dopo pranzo in mezzo alle cicale che cantano, quando mio padre era ancora vivo e io stavo seduto accanto a mia nonna mangiando limoni colti sugli alberi intorno alla sua casa. Erano dei momenti così belli...
Torneresti mai a vivere in Sicilia? Ma io ci vivo già: con il cuore e con la mente sono sempre lì. E poi scendo spesso a trovare i miei amici. La Sicilia è dentro di me: è inevitabile.
(fonte: "Gli speciali di Sol")