Sensori di droni 'Made in Palermo'

Sensori droni made in Palermo
La Francia è la prima a richiederli ma offerte arrivano anche dal Giappone, dal Messico e dalla Cina.
I progettisti dei droni "made in Palermo", del Consorzio ARCA, hanno partecipato alla fiera di Monaco del fotovoltaico e hanno fatto incetta di investitori. I Droni hanno ampliato, sempre di più, il loro impiego: servono per portare gli alimenti ad animali che vivono nel bosco, sono utilizzati per riparazioni in posti molto alti, per domare incendi e anche come occhi elettronici che spiano.
Cento occhi prodotti nella capitale siciliana, in un piccolo quadricottero volante che ha nella pancia i sempre all'erta sensori «Panoptes», quelli che dormono chiudendo cinquanta occhi alla volta secondo il mito greco del gigante Panoptes.
Sono i sensori che ogni drone vorrebbe avere in dotazione, sono fabbricati nei laboratori del Consorzio ARCA, incubatore di imprese dell'Università di Palermo, e rappresentano il successo dell'elettronica siciliana applicata ai droni volanti che stanno per affollare i cieli.
Usati dai progettisti che li hanno mandati in volo nei moli di Trapani prima di disegnare il futuro del porto. Droni per la mappatura del Parco Cassarà a Palermo, usati dagli agricoltori per monitorare i vigneti: un drone con camere termiche multispettrali e occhi «Panoptes» ha fatto agricoltura di precisione nelle campagne di Donnafugata, Rapitalà, Gorghi Tondi e ha misurato il «vigore vegetativo»: si è alzato in volo sull'uva e con i suoi sensori ha segnalato chi cresce prima, dove manca l'acqua, dove stanno per arrivare le malattie. Un drone vola ovunque, ed è la rivoluzione che viene paragonata a quella di internet.
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