Anton van Dyck e il restauro della Crocifissione Villafranca di Palermo

Anton van Dyck e il restauro della Crocifissione Villafranca di Palermo
Il giorno 12 luglio, alle ore 17.30 presso Palazzo Alliata di Villafranca a Palermo, sarà presentato il volume Anton van Dyck e il restauro della Crocifissione Villafranca di Palermo, scritto da Pierfrancesco Palazzotto e Mauro Sebastianelli, settimo numero della collana “Museo Diocesano di Palermo. Studi e restauri”.
Alla presenza di mons. Giuseppe Randazzo, direttore del Museo Diocesano di Palermo, e di don Silvio Sgrò, rettore del Seminario Arcivescovile, introdurranno il dott. Sergio Gelardi, dirigente generale del Dipartimento Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Bernardo Tortorici di Raffadali, presidente degli Amici dei Musei Siciliani, la prof. Maria Concetta Di Natale, direttore del Dipartimento Beni Culturali-Studi Culturali dell’Università di Palermo.
Interverranno il dott. Vincenzo Abbate, Fondazione Mandralisca, Cefalù, e il prof. Giuseppe Basile, presidente AISAR (Archivio Internazionale per la storia e l’attualità del restauro).
La pubblicazione raccoglie i risultati delle ricerche, svolte contestualmente al restauro della Crocifissione della collezione Alliata di Villafranca, operato da Mauro Sebastianelli, consulente per la conservazione e il restauro delle opere d’arte dell’Arcidiocesi di Palermo, con l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Palermo. Restauro e volume sono stati promossi dagli Amici dei Musei Siciliani con il Mudipa, tramite un contributo dell’Assessorato Regionale ai BB.CC. e all’identità siciliana.
L’operazione si inserisce sulla scia delle iniziative attuate dal Mudipa a Palazzo Villafranca, di proprietà del Seminario Arcivescovile di Palermo, anche con gli Amici dei Musei Siciliani e con l’Assessorato regionale ai BB.CC. fin dal 2006, quando vennero restaurati e per la prima volta aperti al pubblico la Sala Verde e la Sala dello Stemma, per poi proseguire negli anni seguenti con mostre, convegni, il restauro e la mostra sulle due magnifiche tele di Matthias Stom (dicembre 2010-maggio 2011) e, in ultimo, l’esposizione del Van Dyck restaurato (dicembre 2012-gennaio 2013)
Il volume trae le conclusioni cui si è giunti intersecando i risultati diagnostici e le osservazioni, effettuati durante il restauro, con la ricerca storico-artistica.
Si è constatato come la tecnica utilizzata per il dipinto (tela, imprimitura, assenza di disegno preparatorio, ecc.) sia del tutto compatibile con quella tipica dei fiamminghi ed in particolare con la produzione giovanile di Van Dyck (1599-1641), presente a Palermo dalla primavera del 1624 al settembre del 1625.
Inoltre l’iconografia del dipinto, perfettamente aderente al modello vandyckiano, ma con alcune varianti, è stata confrontata con la lunghissima serie di crocifissioni autografe, attribuite o copie dal pittore fiammingo che si trovano in ogni parte del mondo, tramite una ricerca appositamente condotta al Dipartimento di pittura del Louvre da Pierfrancesco Palazzotto, vicedirettore del Mudipa, di cui si dà conto nel volume con le oltre diciotto crocifissioni pubblicate.
Proprio le varianti, oltre all’alta qualità dell’opera, alla prestigiosissima committenza dei principi Alliata di Villafranca e ad altre considerazioni esposte nel testo, inducono a confermare la tradizionale attribuzione al pittore, resa nota per la prima volta nel 1878 dallo studioso Giuseppe Meli ma finora mai approfondita scientificamente.
A confermare la mano di Van Dyck e la stesura a Palermo, su precisa committenza negli anni della peste, sarebbe il teschio in basso, mai presente nelle crocifissioni citate se non in quella sicuramente autografa di Palazzo Reale a Genova (1627). Come scrive Pierfrancesco Palazzotto, i dettagli di quello che tradizionalmente sarebbe il teschio di Adamo si allineano con quelli del teschio dipinto nel 1624 da Vincenzo La Barbera nel primo quadro ufficiale di S. Rosalia (oggi al Mudipa), che venne ripreso da Van Dyck nella raffigurazione della Santuzza oggi al Museo di Ponce a Porto Rico (1624-25).
Si tratterebbe allora di una Crocifissione dipinta forse come ex voto per lo scampato pericolo dal contagio di cui il cranio, come nella Madonna del Rosario di Van Dyck all’oratorio di S. Domenico di Palermo (1625-27), rimanderebbe al morbo fatale estinto per intercessione di Santa Rosalia.
L’unica opera di Van Dyck in collezione privata rimasta a Palermo, tra le oltre venti dipinte dall’artista durante il suo soggiorno e ormai disperse nei più importanti musei del mondo (Dulwich Gallery di Londra, Metropolitan Museum di Ney York, Museo del Prado di Madrid, etc.), ci ricorderebbe ancora una volta l’importante ruolo religioso e storico svolto dalla Patrona di Palermo.