Il Castello di Donnafugata

Castello di Donnafugata
Questi gli orari in vigore fino al 25 ottobre 2014 per visitare il Castello di Donnafugata:
  • lunedì: chiusura settimanale;
  • martedì, giovedì e domenica: dalle 9 alle 13 e dalle 14.45 alle 17.30;
  • mercoledì, venerdì e sabato dalle 9 alle 13
La permanenza all'interno è consentita fino alle 13.45 e fino alle 18.15. 
Per informazioni si può inviare un'e-mail a castello.donnafugata@comune.ragusa.gov.it
I recapiti telefonici utili sono 0932.619333 (Castello Donnafugata) e 0932.676668 (Ufficio Cultura Comune di Ragusa).
Se siete in cerca di una guida per una visita individuale o per un gruppo, potete consultare il sito www.hermes-sicily.com

Imperdibile la visita al Castello di Donnafugata per chiunque si trovi in zona!
Il Castello di Donnafugata è distante circa 15 chilometri da Ragusa. In realtà, non si tratta di un vero e proprio castello medievale bensì di una sontuosa dimora nobiliare del tardo '800. La dimora sovrastava quelli che erano i possedimenti della ricca famiglia Arezzo De Spuches. Fin dall'arrivo il castello rivela la sua sontuosità. L'edificio copre un'area di circa 2500 metri quadrati ed un'ampia facciata in stile neogotico, coronata da due torri laterali accoglie i visitatori.
Ci sono varie ipotesi sull'origine del nome "Donnafugata" che, comunque, non ha origine da una donna fuggita da chissà quale marito o padre tiranno. Usualmente viene ricondotto ad un episodio leggendario, quale la fuga della regina Bianca di Navarra, vedova del re Martino I d'Aragona e reggente del regno di Sicilia che venne imprigionata nel castello dal conte Bernardo Cabrera, che aspirava alla sua mano e, soprattutto al titolo di re. In realtà la costruzione del castello è successiva alla leggenda. Secondo altri il nome è la libera interpretazione e trascrizione del termine arabo Ayn as Jafat (Fonte della Salute) che in "siciliano" diviene Ronnafuata, da cui la denominazione attuale.

Il castello è diviso su tre piani e conta oltre 120 stanze di cui una ventina sono oggi fruibili ai visitatori. Le stanze, con gli arredi ed i mobili originali dell'epoca, riportano all'epoca degli ultimi "gattopardi". Ogni stanza era arredata con gusto diverso ed aveva una funzione diversa. Da ricordare la stanza della musica con bei dipinti a trompe-l'oeil, la grande sala degli stemmi con i blasoni di tutte le famiglie nobili siciliane e due antiche armature,il salone degli specchi (ornato da stucchi), la pinacoteca con quadri neoclassici della scuola di Luca Giordano. Notevole, poi, il cosiddetto appartamento del vescovo, con splendidi mobili Boulle, riservato esclusivamente all'alto prelato (un membro della famiglia Arezzo nel Settecento).
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